Quando la passione non ha limiti
Le due squadre straordinarie dell’OlmoPonte Arezzo Santa Firmina A.S.D
Ogni giorno è buono per cambiare prospettiva.
Oggi lo facciamo parlando di calcio. Che è passione, forza di volontà, sacrificio, lealtà, resilienza e condivisione. Valori che ritroviamo nei giovani tesserati delle squadre Dream Team e Calcio Champagne.
Tutti dei fuoriclasse! Nel calcio come nella vita.
La passione per questo sport è la stessa che mettono in ogni altra loro sfida. Non è un passatempo: qui ci si mette davvero in gioco. E ci si sente protagonisti.
“Il calcio è una scuola di vita- dice Sabino, che è entusiasmo allo stato puro – Sono orgoglioso di dare sempre il meglio sia in campo che fuori e sogno di diventare come Lukaku. Qui mi sento felice e ringrazio la squadra e il mister di questo”.
Un’esplosione di passione è Regina: “Far parte della squadra è sentirsi a casa: non ci sono differenze, esclusioni, rivalità. Troppe volte nello sport come a scuola c’è qualcuno che finisce per essere allontanato dal gruppo.”
“E’ bello quando sentiamo il cuore battere forte al momento del gol. Ma meglio di un gol o della vittoria è stare insieme condividendo queste emozioni anche nello spogliatoio. Anche tra la fatica degli allenamenti o i sacrifici per arrivare in treno da fuori. E pure in panchina, perché qui tutto ha un senso.”
Lo conferma Noemi che nell’altra squadra dove gioca viene spesso esclusa dalle compagne o va in campo pochi minuti se il risultato lo consente, come molti ragazzi che con grande impegno ma senza doti spiccate non giocano mai da titolari. “Stare ai bordi è frustrante, non hai l’opportunità di mostrare quanto vali. Per questo a volte ho pensato di smettere. Qui invece la panchina è solo un modo per imparare osservando compagni e avversari, finché non sei pronto per la volta successiva più agguerrito che mai.”
Per tutti il calcio è abnegazione e leggerezza, sentirsi unici ma anche complici e uniti.
La loro arma segreta?
Si chiama disabilità intellettiva e autismo. Risorsa che li porta a misurarsi quotidianamente con i loro limiti e potenzialità, a non rinunciare e arrendersi di fronte a barriere o ostacoli. Esperienze che una persona con disabilità conosce fin troppo bene e che altri ragazzi, stretti tra eccessivo agonismo, rivalità e protagonismo stanno perdendo.
Ed è l’arma che rende atleti migliori anche i loro compagni senza disabilità, partner con il compito più arduo: integrarsi rispettando le differenze, trovare il giusto equilibrio tra non eccedere nell’aiuto e giocare al meglio adeguandosi a ritmi e stili di gioco diversi.
Questo è davvero calcio champagne: giocato da campioni, non oltre ma grazie alla disabilità.